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L'innovazione è presente, in primis, nelle tecnologie impiantistiche (pilota e dimostrative) di carbonizzazione lenta utilizzate da RE-CORD per la produzione di carbone vegetale con molteplici finalità e destinazione d’uso. Le tecnologie di conversione termochimica della biomassa utilizzate nel progetto saranno implementate di un sistema di scaricamento in sicurezza del prodotto, nonché l’aggiunta di un dispositivo di vagliatura della biomassa in ingresso e del prodotto in uscita, nonché dei sistemi di sicurezza necessari per l’esercizio dell'impianto e per la gestione e stoccaggio dei prodotti ottenuti. Gli impianti proposti possono operare con feedstock di qualità per ottenere un prodotto di qualità (carbonella), oppure con residui agro-forestali a costo zero. La produzione del carbone vegetale tramite pirolisi lenta rappresenta una potenziale occasione per le aziende forestali per diversificare i loro introiti e per creare nuove e stabili opportunità di business rispetto alla tipica produzione decentralizzata di energia da biomassa. Le piccole aziende agricole, tipiche dei paesi dell’Europa del sud, non sono generalmente avvezze alla gestione di sistemi di generazione di energia da biomassa. Una barriera significativa allo sviluppo di questi sistemi è dovuta al fatto che spesso le capacità finanziarie di queste aziende non sono tali da poter affrontare gli ingenti investimenti necessari per gli impianti a bioenergia. A tutto questo va aggiunta la quasi totale dipendenza di questi sistemi dagli incentivi, i quali sono direttamente influenzati dai cambiamenti del contesto politico ed aggiungono incertezza per potenziali investitori.
Il progetto BABILOC si pone come obiettivo quello di porre le basi per il ripristino della filiera del carbone nel territorio del GAL-Start ad oggi non più esistente. La carbonella è un prodotto largamente diffuso con una importante potenzialità di mercato anche nelle realtà locali, con una ulteriore valenza ambientale e sostenibile data la produzione e la fornitura del prodotto a chilometro zero. La ripresa della produzione del carbone vegetale, anche a piccola scala, permetterà di commercializzare un prodotto autoctono evitando l’importazione di materiale come avviene nel contesto del mercato attuale. Inoltre, nel progetto BABILOC, a tal fine, sarà realizzato uno studio sulla sostenibilità di un modello cooperativo inerente la filiera legno-carbone nell’area GAL-Start.
Il prodotto biochar è considerato innovativo in quanto di recente ammesso per normativa alla lista degli ammendanti utilizzabili in agricoltura (modifica Allegato 2 al d.lgs. n.75/2010). Non è presente ancora un’azienda che lo commercializzi nel contesto del GAL-Start, mentre a livello nazionale è di recente aggiornamento la lista dei produttori di biochar che si sono iscritti al registro del SIAN, che negli ultimi due anni si è arricchita di nuove aziende, partendo da poche unità ed arrivando in quest’ultimo periodo alle decine. A livello internazionale il prodotto ha avuto il suo primo mercato negli Stati Uniti, dove sono presenti numerose aziende che lo commercializzano anche attraverso la rete. Il prodotto ha numerose applicazioni oltre a quella dell’utilizzo in campo agronomico, come ad esempio nel settore vivaistico per le colture in vaso e come valido sostituto della torba, materiale di derivazione fossile. Numerose altre applicazioni verranno indicate da uno studio preliminare sul biochar prodotto a piccola scala, fornendo indizi su nuovi mercati, opportunità innovative ed alternative fonti di profitto dal carbone naturale (ad esempio come colorante naturale, additivo alimentare, nella mangimistica, nella bioedilizia, nella cosmetica, et cetera). La produzione di biochar tramite impianti di pirolisi lenta rappresenta una valida alternativa alla produzione decentralizzata di energia da biomasse poiché: è indipendente dagli incentivi, ha un costo di investimento accettabile anche per le piccole aziende agricole/forestali, l’impianto può essere operato anche da personale non altamente qualificato e permette di produrre biochar in modo sostenibile, usando materie prime locali e con limitate emissioni inquinanti.
Il processo di compostaggio dei residui agricoli e della frazione organica dei rifiuti solidi urbani comporta di per sé numerosi vantaggi, tra i quali il riutilizzo di residui agro-forestali reperibili in azienda, la diminuzione del volume dei rifiuti, la stabilizzazione aerobica con la quale si ottiene humus e l’eliminazione di molti dei composti tossici e dei patogeni presenti nel rifiuto. Con l’utilizzo del biochar in co-compostaggio si vanno ad innescare effetti sinergici e virtuosi, migliorando la qualità e l’efficienza del processo di compostaggio, riducendone le tempistiche ed abbattendo le emissioni dei gas serra, di ammoniaca e di odori. I molteplici benefici dell’utilizzo del Com-Bi in ambito agronomico sono molteplici, come già descritto. Questo, in un’ottica di economia circolare e produzioni agro-alimentari di alta qualità, sarà un vantaggio considerevole per le aziende locali che possono, con un prodotto realizzato all’interno dell’azienda stessa, migliorare la sostenibilità dei loro processi produttivi, riducendo l’utilizzo di fertilizzanti chimici ed il relativo costo connesso. L’avvio dell’istanza al MIPAAF per includere il com-bi nella tabella dei composti utilizzabili nei substrati commerciali sarà la chiave di volta per le aziende agricole che sono interessate a questa tipologia di substrato, sia come produttori che come utilizzatori finali, ponendosi in anticipo rispetto allo scenario nazionale grazie all’acquisizione del know-how ottenuto da BABILOC.